
Nelle ultime due settimane –ripensandoci, saranno almeno 20 giorni, non cambia– ho impiegato molto tempo a fare qualcosa di nuovo. Nuovo per me, che negli ultimi 13 anni ho vissuto soprattutto di musica e lavoro creativo collegato alle mie attività artistiche: ho scritto un bel curriculum, costruito un buon portfolio e, sopra ogni cosa e per la maggior parte del tempo, ho perso ore e ore e ore dentro i siti di ricerca del lavoro.
Ho 40 anni da una manciata di giorni, zero tituli (cit.) e un autotreno di esperienze molto diverse tra di loro che, alla centesima ora di riordino per i suddetti motivi, mi sono sembrate le attività più noiose della terra. La personale mitopoiesi che costruiamo giorno dopo giorno si scontra e perde con fragore quando incontra le necessità di analisi e riassunto che comporta il rendersi presentabili nel mercato del lavoro.
- Ciao, chi sei?
- Alberto.
- Cosa sai fare?
- Parlo e scrivo.
- Bravo, Alberto! Complimenti per aver concluso con successo le elementari.
Ci sono molte attività solipsistiche che hanno statutariamente il compito di risolversi con sé e per sé, dalla masturbazione all’invasione di Gaza, ma nessuna ha il potere allucinatorio e ricombinatorio della formulazione del proprio curriculum e –per i più disperati dell’universo, minoranza cognitiva a cui appartengo con una certa fierezza– del proprio portfolio.
Lavori, anzi progetti (perché il lavoratore creativo non lavora davvero, progetta, architetta, immagina, evoca, realizza, ma mai e poi mai lavora) che durante la loro realizzazione (aridaje) sembravano piacevoli se non addirittura belli e godibili, vengono rimestati dalla memoria per renderli nuovamente vendibili, perché in questa attività si prende ciò che si era già venduto e lo si riduce ai minimi termini comprensibili per poter rivenderlo, non più nella sua caleidoscopica elaborazione, ma nella sua ontologica nientezza di “risultato”. Spesso scritto ALL CAPS GRASSETTO. Sans serif per qualcuno, serif per qualcun altro. Ma nessuno, per fortuna, in handwriting o altri font.
E quanti giorni, mesi, anni che vendono scalettati con le loro sovrapposizioni! Nel 2025 scoprirai che nel 2023 hai vissuto un totale di 557 giorni, perché sei riuscito ad incastrare così tante cose che la somma lineare è ben più di un anno di lavoro. Non te ne eri accorto finora, anche perché economicamente quell’anno e mezzo di salasso emotivo e fisico ha reso quanto bastava per diventare ufficialmente un volontario della fiscalità semplificata. Un bagno di sangue, quel 2023, ma quanto soddisfazioni per l’INPS. Bravo ragazzo! È questo il freelancing che vogliamo!
E poi alzi lo sguardo, gli occhi rossi come non li avevi da quella volta che ricontrollavi una presentazione non accettata in favore di un’agenzia più strutturata di te e ti chiedi quante ore sono passate dal primo carattere digitato per indicare il tuo nome. Alcune decine? Centinaia? Sei ancora tu quella persona che ha iniziato a progettare, collaborare, immaginare, evocare, strategizizzare una vita fa? La barba bianca mi starà bene? L’appuntamento dall’osteopata è alle 12? Stanno finendo gli yogurt, maledizione.
Vabbè, vediamo cosa dicono su Linkedin, dove tutti hanno le idee chiare per risolvere i problemi del mondo del lavoro e noi ancora qui con le pezze al culo. Hanno così chiaro come fare ordine che riescono a spiegarlo in 7 slide neanche troppo piene di testo, pure ben organizzate logicamente. Bellino, questo verde, ti dirò. Ci sarà una mezza idea che può svoltarmi la giornata, no? Beh insomma, questa persona a 28 anni è già COO di una newsgroup digitale… Come ha fatto? Le università private aiutano, in effetti, specie se devi raccontare che il problema è non partire tutti dallo stesso punto, perché poi… Oh, no, perché poi non c’è davvero la meritocrazia! Ancora?! Vabbè, vado oltre. C’è questo tale che è mio coetaneo, sembra in gamba e dice che la destra vince perché urla, allora anche qualche democrat americano si è messo ad urlare e fa uno spiegone sul tone of voice politico così semplificato che quasi quasi, ripensandoci, forse dovrei alleggerire quella parte nel mio portfolio.
Epperò poi mi si scombina l’impaginazione in sesti.
Ma sotto il suo post tutti che applaudono.
Tutti che sanno come fare.
Tutti che vincono.
Tutti centrati.
Eh no, centrato no. Allineato a sinistra, giustificato. Ma centrato no!
Una replica a “Scopare su LinkedIn (quasi)”
Mah la piattaforma funziona per i cv kilometrici
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