Ci ruberanno il lavoro (ma magari!)

Totoro scopa con Mononoke, tutto grazie ad un prompt. Io e i miei soci di band disegnati da Miyazaki, tutto grazie ad un prompt. Il presidente Meloni, ma in realtà è Kiki sotto mentite spoglie, si allea con Calenda che però è Howl e si trasforma in Heidi (Klum).

Sono per un internet il più libero possibile e dal primo EP ho messo in condivisione P2P e su Torrent i nostri dischi. Tanto ci sarebbero finiti lo stesso, valeva la pena metterli in alta qualità.
Non sono morigerato nell’uso della “roba altrui”: ho iniziato da ragazzino a fare musica attaccato ad un computer e con le macchinette e se il tuo kick è bello te lo rubo. Idem per le frasi melodiche o sample più cospicui con cui ho provato a fare dei beat che non sono finiti da nessuna parte.

In questo approccio libertario non mi piace lucrare sull’ingegno altrui, quindi le volte in cui si è arrivati in studio e c’erano cose che erano di qualcun altro si è preferito fare come fanno i migliori tra i mediocri: fare una cosa che ci somigliasse, senza usare l’originale. Di fatto, ho lucrato attorno all’ingegno altrui.

La somiglianza è uno strumento potentissimo: ti permette di sembrare J Dilla senza essere J Dilla, così come ti permette di comporre una bella colonna sonora senza essere Morricone, ma sentendoci Morricone. Nessuno potrà farti causa, basta non ricalcare.

L’arte, al 99%, è un processo imitativo. Per i musicisti però molti confini sono caduti da molto tempo: la musica è l’arte meno rappresentativa di tutte e permette non solo una sua infinita ri-contestualizzazione in fase d’utilizzo, ma consente un processo creativo inestricabile dall’idea post-modernista di costante riutilizzo, ri-significazione, sovrapposizione ad libitum. Non si pensi solo ai sample, ma si pensi ai modi e ai processi di composizione e produzione.
L’idea che esista una industria discografica si affianca non solo alla sua riproducibilità meccanica, ma alla sua funzionalità espressiva.

L’ingresso massiccio delle intelligenze artificiali generative anche nella musica non mi spaventa, sono (ancora) dozzinali e anche quelle più riuscite hanno troppi limiti nella personalizzazione per essere un serio pericolo (per quanto alcune idee di sfruttamento privatistico della AI per produrre monnezza ce le abbiamo tutti).

Queste intelligenze non sono autonome, e non dobbiamo confondere l’intelligenza con la creatività né la capacità generativa con la visione produttiva. Per poter creare qualcosa da una intelligenza artificiale generativa però ci vuole un investimento di tempo dedicato a comprendere, per quanto possibile, come scrivere i prompt, imparando dunque il funzionamento di una macchina dalla complessità spesso misteriosa ma non inestricabile. Come con c-max o altri programmi di coding dedicati alla musica: mi sento di dire che Robert Henke sia migliore o peggiore di Bon Iver? Fanno due mestieri diversi, anche se li intendiamo come musicisti.

Non sono nemmeno troppo preoccupato dal fatto che qualcuno -dio abbia pietà- possa scrivere un prompt talmente tanto preciso e ficcante da generare un brano de Lo Stato Sociale attraverso una AI. Noi ci abbiamo provato un po’ di volte, con dei nostri testi inediti, non riuscendoci o comunque trovando quella distanza di versomiglianza sufficiente per essere risucchiati nella uncanny valley di noi stessi. Davvero, non sono preoccupato, se lo fossi dovrei chiedermi come mai non lo sono stato finora, considerato che per chi sa suonare almeno un po’, imitare la band è piuttosto semplice.

Sono invece fermamente contrario a chi cerca di generare un brano nello stile LSS pagando una piattaforma il cui algoritmo è addestrato con la nostra musica, mentre la piattaforma intasca il profitto. Questo implica un utilizzo economico all’interno della tutela del copyright e dei diritti connessi.
Sarei comunque favorevole a cedere a OpenAI o simili questo tipo di sfruttamento, se regolato da un contratto e da un equo scambio economico a favore degli artisti.

Amo la tecnologia, specialmente quella più “audace”, perché le riconosco il merito di avermi risparmiato giornate, settimane, se non anni di noia, dandomi la possibilità di fare musica senza essere un virtuoso. Mi piace pensare che da qualche parte ci sia un ragazzino che non ha voglia di imparare i soliti tre strumenti noiosi, non ha i soldi per una MPC e allora si scervella sui prompt e scarica Ableton Live da RuTracker. Tifo per lui e vorrei che potesse accedere a tutti i cataloghi del mondo. Se dovessi raccontare al me sedicenne di queste opportunità, non ci crederebbe.

L’addestramento delle AI mi ricorda la pirateria, partendo dal principio di non riconoscere la proprietà intellettuale, ma fa un gioco inaccettabile che la priateria non ammette: dalle corporate monetizzano su ciò che ritengono debba essere gratuito, ma solo per loro. O natale sempre, o non è natale mai.

Tutelare il valore economico del lavoro intellettuale verso chi cerca di sfruttarlo a proprio vantaggio è l’unico limite su cui non dobbiamo essere disposti a cedere. In fin dei conti, è il valore residuale di un lavoro che accompagna le vite delle persone.

E poi che compaiano mille copie di LSS, dello studio Ghibli o di Mozart… Beh, ben venga, poi ci faremo i conti (già ce li facciamo, perché la gente mica è scema, anche se ce ne scordiamo).


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