1.
AI vs non-AI: macroscopicamente si può dire non faccia grande differenza, l’importante è la finalità di raccolta adesioni. Nello specifico caso la creator Pal amat.international -in un reel di ieri- suggerisce di utilizzare materiale foto\video proveniente dai territori perché ci sono persone (giornalisti o no, ricordando che oltre cento giornalisti son ostati uccisi da IRF) che rischiano la vita per documentare le atrocità ed è importante non rimuovere la cronaca. Sottolinea anche che se il contenuto è troppo esplicito o violento si possa lavorare sulla condivisione del pensiero in forma scritta (cronaca fattuale o emotiva che sia). Quest’ultima è una opzione interessante per la finalità universalizzante del messaggio: sgombera dall’equivoco di rappresentare quei luoghi come pacificati, sostituendo graficamente il male con un immaginario estetico falsato. I.E.: la bandiera Pal come sfondo e la scritta “All eyes on Rafah” -> la bandiera di uno stato non riconosciuto come sineddoche della storia del popolo che rappresenta.
2.
Universalismo vs elitismo: Le critiche bollate di etilismo credo si dividano in due generi. Da una parte chi cerca di problematizzare il messaggio per indagarne il funzionamento e le criticità (attività tediosa, ma imho fa parte della dialettica) e chi fa gatekeeping. Evitare di ridurre all’osso l’analisi -come ho fatto io- aiuta chi legge ad uscire dall’equivoco per cui la comprensione di un processo è sovrapponibile al giudizio delle persone coinvolte, chiarisce la posizione universalista e smarca la distorsione che genera il suo succedaneo populista: la pratica di selezione all’ingresso della lotta, male endemico di ogni quadro interpretativo e che -questo sì- si basa sul giudizio di merito verso le persone che producono un’azione (materiale o intellettuale che sia). Se si vuole dire o fare qualcosa pro-argomentosuperbello bisogna essere liberi di farlo, senza attività censoria di chi distribuisce il patentino di bravo compagno (sapendo che ci son quelli con gli occhiali di cui al punto 3).
3.
Intellettualismo vs populismo: in molti contenuti ho letto l’uso dispregiativo del termine “intellettuale” e devo dire che la cosa è spiacevole. Non possiamo pensare che da sinistra si guardi al mondo criticando quello che una volta era chiamato “pensiero unico” per poi sovrapporgli l’imposizione della stessa logica, per arrivare ad un fine, purché funzioni. Stare nella dialettica e sfruttare l’eterogenesi dei fini, questa è una risorsa per opporsi al deserto di pensiero che avanza e che normalizza la guerra, il liberismo, le xenofobie, etc. Rifiutare la complessità è una cosa di destra, il gatekeeping è una cosa di destra. Messa così forse suona più chiara. Spaccare i capello in quattro è un’attività antipatica, per qualcuno molto divertente, e se ci allontaniamo di un passo scopriamo che persino Marx spaccava il capello in quattro (il capitale sono 3 tomi da 1000+ pagine l’uno). Ognuno faccia quello che può fare secondo le proprie possibilità, uniti nella lotta.
4.
Occasionali vs RosaLuxemburg: è difficile dire cosa resterà di questa ondata di ricondivisioni. Qualcuno posta i google trend, qualcuno cita lo slacktivism, qualcuno ha la sfera di cristallo e non ce lo dice. I percorsi di costruzione del senso e di una comunità sono enormi, anche lenti, di sicuro complicatissimi e hanno bisogno delle storielle un po’ grafiche e un po’ no, così come dei saggi scritti difficili che leggono cinque persone. Quello che fa la differenza è la continuità, da parte della comunità che sostiene un dato tema, nel continuare a produrre senso. La story “All eyes on Rafah” nella suo essere criticabile cattura, ma quali sono le attività che prolungheranno e creeranno affezione al tema per chi si è imbattuto la prima volta in questo racconto? Le molteplicità di cui sopra: avere la possibilità di consumare informazioni rapide come complesse, senza gatekeeping o populismo.
Il picco di Google trends è un sintomo, ma è un sintomo che produce trasformazione nel reale? Bibi cosa ne pensa? Quanti morti oggi dopo le 40 milioni di ricondivisioni? Quali sono le strategie da adottare? Abbiamo bisogno di una voce unica? Il leaderismo? Uno slogan? 40 milioni di slogan?
Convergere, come dice GKN. Convergere, convergere, convergere. Prendere le analisi e i libri noiosi e convergere. Prendere l’entusiasmo scatenato da una immagine AI e convergere. Prendere il portafogli in mano e aiutare chi aiuta professionalmente, secondo le proprie possibilità. Tirare per la giacchetta i politici, costruire identità politiche collettive, lanciare una m****** perché adesso basta, ci siamo stufati. Convergere. Uscire di casa, occupare le piazze, fare le accampate, produrre senso. Convergere.