Vorrei iniziare con qualcosa di banale, ma non scontato: buon 25 aprile a tutte e tutti.
Siamo molto contenti di essere qui, oggi, nel 2024, in anni in cui è difficile pronunciare la parola pace, la parola partigiano, la parola resistenza.
Oggi, che è la festa della liberazione dal nazi-fascismo ed è la festa più importante assieme a quella del Primo Maggio, vorrei condividere con voi una cosa stupida che ho pensato poco tempo fa: Benito Mussolini è stato un provincialotto romagnolo che ha trovato fortuna a Roma e si è fatto fregare a Milano. Una parabola che, se uno straniero mi chiedesse oggi com’è la vita di un italiano medio, gli risponderei così: pensi di essere furbo e finisci appeso in pubblica piazza. Succede.
A me dispiace parlare di furbi e non furbi, perché una cosa che ci insegna la resistenza è che non si può pensare di dividere il mondo in due parti nette.
Molte persone che blaterano in tv, sui giornali, dentro l’internet, spesso commettono un errore –per non dire che ignorano la storia– quando dicono che sono stati i partigiani a dar vita alla guerra civile. E io, che ormai sono un adulto, vorrei fare la faccia seria e chiedere loro di ripetere questa strana teoria per cui i venti anni di regime sono scomparsi dall’equazione. Questa strana teoria per cui la resistenza è nata così, per caso.
Per vent’anni il regime fascista, supportato dalla monarchia, ha fatto quel che gli pareva: uccidendo, incarcerando, torturando, schiacciando il paese e dunque il popolo. La resistenza nasce, tra dittatura e guerra, dopo ventitré anni e secondo me hanno pazientato anche troppo, i partigiani.
Mi arrabbio. Poi mi passa.
Si fa spesso l’errore di contrapporre il bene al male, io penso non sia così facile. Penso sia davvero difficile decidere chi e cosa è bene o male, penso che la forza nel voler stare dal lato dei giusti sia proprio avere tra le proprie carte una grande varietà di emozioni e comportamenti, anche duri, anche radicali come imbracciare un fucile, ma avere nell’altra tasca un biglietto che ti ricorda che finita la guerra poi la pace bisogna costruirla. E sei tu il primo a dover fare un passo per reinserire in società chi ha perso e si sente escluso, sei tu il primo a dover immaginare una società in cui nessuno si senta escluso, una società dove sia sconveniente militare in quel grande minestrone d’odio che è, il razzismo, la xenofobia, il fascismo.
Il professore Alessandro Barbero, in una delle sue famose lezioni, dice che è sbagliato pensare che con la fine della guerra d’improvviso tutti fossero diventati democratici e repubblicani. Io accetto l’inestricabile complessità del mondo e non penso che siamo qui a dire per la settantanovesima volta che noi eravamo perfetti perché abbiamo avuto ragione. Noi abbiamo avuto e abbiamo ragione perché siamo il lato che ha saputo essere garantista, pietoso, inclusivo persino nei confronti di chi fino al giorno prima era nemico, non solo d’opinione attraverso un social, ma fisicamente, militarmente, a costo della vita.
L’orrore della guerra non sarebbe mai finito con il lieto fine in cui ancora oggi viviamo se non fosse stato per la lungimirante umanità che ha permesso alle stesse persone riunite qui di vedere le cose per come sono, con un filtro ideologico fiero: un’ideologia che ha la forma di chi non nega, non opprime, non esclude.
Festeggiare il 25 aprile rappresenta festeggiare un percorso, non solo un momento, non solo quel 25 aprile 1945, ma la strada che si è aperta da quel giorno e che permette di essere bianchi, neri, gialli, alti, bassi, maschi, femmine, trans, ciechi, sordi e pazzi e ogni sfumatura in mezzo.
E di votare liberamente. Anche partiti di destra, anche partiti di destra non bellissimi, roba scoraggiante. Ecco cosa significano 79 anni di 25 aprile: essere liberi di essere come pensiamo sia giusto essere. Oh, Mica poco.
Una lezione etica e morale che, secondo me, è importante sottolineare ancora oggi: da qui, noi sappiamo riconoscere il male, ma non accettiamo e non accetteremo di dividere il mondo in due, perché dividerci è ciò che vuole il male stesso e noi, a questo, resisteremo.
Grazie mille, buona serata, buon 25 aprile.